La storia di Tolamuka

2016

Gli scontri contro il presidente Kabila, che sta cambiando la costituzione per protrarre il suo secondo mandato e restare al governo come padrone assoluto del paese, sono arrivati all’apice. Molti prevedono una guerra civile e, come spesso capita nei paesi africani non democratici, un colpo di stato. La confusione è molta nella strade, la situazione per le persone comuni difficile, con interi quartieri bloccati e la tensione sospesa in attesa che succeda qualcosa. I bambini per ora stanno bene, il loro quartiere è tranquillo. Soffrono per mancanza d’acqua ma la corrente c’è. Noi a breve dovremmo fare il nostro viaggio annuale, vediamo come le cose si sviluppano. Intanto, chiediamo il vostro aiuto perché tolamuka prosegua, i fondi si stanno esaurendo. Il numero IBAN del conto su cui è allestita la raccolta fondi è il seguente:

IT 50 A 03111 50520 000000006319
inserire nella causale versamento “Donazione”

2015

Salute – Abbiamo trovato i ragazzi in buona salute, resiste per alcuni (Gigal soprattutto e altri due o tre) l’infezione micotica sulla testa e Maman Mirphie ci ha riferito che nessuna cura ha debellato il problema. Ci siamo preoccupate di verificare lo stato dei testicoli di Gigal che non sono ancora scesi nell’apposito alloggiamento: a seguito di ecografia presso l’ospedale di suor Clelia ci hanno rassicurato che sono in dirittura d’arrivo e nessuna operazione è necessaria. La sverminazione a tappeto è stata effettuata un mese fa. Le gambe di Ditria non sono perfette ma gli consentono un’adeguata deambulazione, vedremo se con la crescita la situazione migliorerà o no.

Casa – La nuova casa ci è piaciuta molto, il quartiere è davvero ottimo. La casa è situata su un collina per cui l’aria è migliore rispetto alla piana (seppur sempre ad alto tasso d’inquinamento) e le zanzare veramente poche anche se siamo all’inizio della stagione delle piogge. Il quartiere è molto tranquillo e ben abitato, il migliore che abbiamo visto finora. La casa ricorda molto quella di Rue Kitona, è composta da un salone, due bagni quasi funzionanti, 5 camere, una cucina, una dependance con un’altra camera e la dispensa, un gabinetto e una doccia esterni per i ragazzi. Vi è poi anche un bel patio e una copertura in lamiera su un lato della casa dove viene preparato il cibo. Abbiamo provveduto a far togliere il wc e a far installare una turca (più igienica e facile da usare per i ragazzi), mettere un piatto doccia che prima non esisteva, far mettere le piastrelle sia nel gabinetto sia nella doccia per agevolare la pulizia. L’acqua arriva a giorni alterni mentre l’elettricità è molto più costante rispetto ai quartieri dove eravamo in precedenza. Siamo stati con Desiré alla chiesa protestante dove lui è un personaggio di spicco e conosciuto l’arcivescovo a capo di tutto il Congo che ricopre anche, visto che la chiesa è mischiata con i militari, il ruolo di colonnello nell’esercito. Siamo state anche a conoscere il borgomastro del Comune di Lemba che è dove abbiamo la casa attualmente.

Situazione della città e del paese – La situazione politica e sociale ci è parsa molto esplosiva, ci sono stati molti morti meno di un anno fa. Polizia e militari hanno compiuto rastrellamenti casa per casa, catturando persone tacciate di banditismo e uccidendole sul posto, ce lo siamo fatte ripetere molte volte perché non potevamo credere alle nostre orecchie. I morti ammazzati sono stati più di quattromila e anche Clelia ci ha riferito che durante quel difficile periodo addirittura una loro ambulanza è stata presa a sassate dalla folla mentre stava cercando di portare al riparo due feriti negli scontri che si sono contestualmente verificati. I casi di criminalità sono in aumento, noi stesse siamo state aggredite a scopo rapina nel quartiere di Gombe. Era domenica mattina e pioveva per cui in giro c’erano pochissime persone, quattro ragazzi ci hanno assalite ma grazie a Desiré e a Obed e a un taxi che fortunosamente passava in quel momento siamo riuscite a fuggire, Desiré nella collutazione ha perso i suoi preziosi occhiali che gli abbiamo ricomprato anche in segno di riconoscimento. Gli assalitori erano chiaramente ragazzi di strada (sui 18/20 anni) e abbiamo sfruttato questo episodio per spiegare ai ragazzi, oltre al fatto che devono stare sempre molto attenti, che potevano loro stessi fare quella fine lì, essere persone allo sbando, senza niente da perdere, e spietate (feriscono usando oggetti come cacciaviti o coltelli e a loro volta, nel caso in cui vengano catturati, spesso sono linciati dalla folla sul posto), e rimarcare quanto la chance che gli stiamo dando dev’essere sfruttata al massimo. Anche Obed è stato molto scaltro e coraggioso e l’abbiamo lodato molto di fronte ai suoi compagni e a pieno diritto gli abbiamo dato la maglietta “boxeur de la rue”. L’anno prossimo ci saranno le elezioni e tutti sono molto preoccupati per quanto potrebbe verificarsi. L’opposizione principale non ha ancora comunicato il candidato perché teme attentati alla sua vita. La nostra casa è difesa da un muro molto alto a fronte e da un muro un po’ più basso al retro mentre ai lati confina con i vicini. Il nostro pensiero è stato che la famiglia dev’essere in grado di rimanere asserragliata all’interno per almeno una settimana, se gli scontri dovessero esserci. Abbiamo comprato una grande cisterna da mille litri per l’acqua e fatto fare una piastra ai muratori su cui appoggiarla e abbiamo acquistato una settimana di provviste in più con l’accordo che dovrà sempre essere mantenuta in eccesso rispetto alla normale dotazione in dispensa. Sul muro di fronte abbiamo fatto mettere il filo spinato mentre sul retro e sui due cancelli di ferro se ne deve occupare Desiré.

Scuola – Abbiamo parlato con Desiré e Mirphie della situazione scolastica di tutti i ragazzi e spiccano per impegno e risultati positivi Plamedie Senza (ragazza arrivata dopo gli scontri a Brazzaville) – Nathalie – Tito Plamedie – Balungidi Plamedie – Obed. Vanno bene a scuola Mervedie – Giselle – Anette – Liza. Vanno meglio rispetto al passato Didier – Glodi (altro ragazzo di Brazza). Hanno delle difficoltà Johnathan – Nsimba – Voldi (altro Brazza) – Jeannette. Gigal sta ripetendo la prima perché l’anno scorso ha avuto difficoltà ed è rimasto troppo indietro, vi assicuriamo però che è un chiacchierone e si esprime bene in francese. Ditria andrà il prossimo anno alla prima materna. Amos prosegue scuola di falegnameria con stage presso aziende. Per i ragazzi in difficoltà a scuola abbiamo chiesto che venga fatta una specie di tutoraggio da parte dei più grandi, i migliori a scuola, seppur la responsabilità del risultato debba rimanere in capo ai soggetti che vanno aiutati.

Specializzazione – Siamo state nella clinica dove Dieumerci sta facendo lo stage e l’infermiere capo ha detto che lui ben si applica ma la struttura non ci ha fatto proprio una buonissima impressione e credo sarebbe molto utile alla formazione di Didò se potesse fare anche stage presso suor Clelia dove può veramente imparare come si lavora e i valori della pulizia e dell’igiene. Per completare il suo ciclo di studi Didò ha ancora quest’anno e il prossimo. A proposito di suor Clelia, ci ha di nuovo esternato la volontà di lasciare la direzione dell’ospedale di Kingasani, il che ci dispiacerebbe molto visto l’utilità che ha per noi la sua presenza in loco. Joyce e Jules hanno preso il diploma di stato e abbiamo pensato che dovrebbero fare degli stage in ufficio per cui abbiamo chiesto di essere ricevute dall’assistente di Johnathan, Madame Jeanne, di cui abbiamo avuto una buona impressione. Ci siamo recate da lei con Desiré e Jules e lei ha suggerito che Jules e Joyce debbano fare un corso di specializzazione e che si sarebbe impegnata a cercare qualcuno che possa pagare le rette della scuola ma che dovevano essere i ragazzi ad andare presso due istituti da lei suggeriti per avere il dettaglio dei corsi e dei costi, e poi farle un resoconto.

Il numero dei ragazzi – Attualmente i ragazzi sono 23 e abbiamo comunicato a Mirphie e Desiré che è opportuno che il numero non aumenti salvo emergenze gravissime.

Casi singoli – Falonne continua a lavorare come sarta ed è sempre molto utile in casa e molto simpatica. Il problema al naso la sta sfigurando sempre di più e l’anno prossimo, a nostro parere, sarebbe il caso di fare un altro esame istologico e trovare un bravo chirurgo a cui chiedere una consulenza per il suo caso. Giampietro, il più piccolo, sta molto bene e ora ha un anno e quasi dieci mesi. È viziato da tutta la famiglia e ben seguito anche dalle ragazze e pure da Didò. Non parla ancora ma cammina molto e fa disastri dove passa, ma tutti hanno grande pazienza con lui. Negli ultimi mesi sono usciti dalla famiglia Gracia che è a Matadi a servizio presso una famiglia, Fabrice che dovrebbe proseguire l’apprendistato come falegname e Holand che quest’anno ha preso il diploma. Abbiamo di nuovo constatato che i ragazzi hanno bisogno di molto amore, alcuni sono già aperti all’affetto e lo chiedono, altri sono più chiusi e rifuggono gli abbracci. Tra i ragazzi regna una certa armonia, non abbiamo visto grandi litigi. Stimano molto sia Desirè sia Maman Mirphie, che è sempre molto saggia e amorevole. A proposito di Mirphie, l’abbiamo studiata molto ma non ci è sembrato avesse delle difficoltà, anzi, ci è sembrata molto contenta della nuova casa e dell’aiuto che ha trovato, Maman Catì, a suo dire molto coraggiosa e gentile con i ragazzi e anche a noi ha fatto buona impressione. Insomma, è stata una settimana molto intensa e ci siamo divertite parecchio, tra baci, abbracci e giochi svariati.

2014

L’anno inizia con l’entrata di un bimbo che Desiré trova per strada, abbandonato, nato da non molto. Lo chiamano Giampietro, in onore di Giampi! Si avvicina l’operazione di Mirphie, e siamo tutti un po’ preoccupati. Volentieri manderemo i 350 dollari che Desiré dice essere necessari per delle buone cure. Senza Mirphie, nulla sarebbe possibile. È lei che rende forte Desiré, è lei la parte dolce della famiglia, è lei che offre ai bimbi cure materne e ai più grandi una spalla e una carezza. L’operazione va bene, Mirphie resta giorni e giorni in ospedale ma la chiamiamo e il dottor Kuela, leggendario, le asporta cisti ovariche e le sistema brutte cicatrici rimaste dagli anni precedenti e da un brutto ricovero. Arnold è metà dentro casa metà fuori. Falonne, invece, fa la sarta e torna a casa a dormire e a badare ai bimbi piccoli tutte le volte che può. Amos sta bene, le sue malattie a cuore e reni sono sotto controllo, e Dieumerci va bene a scuola, impara a fare l’infermiere. Siamo fieri di lui. Noi andiamo a trovarli ad agosto e a ottobre: ad agosto Rosella, Beppe, Giampi e Sabrina, a ottobre Anna e Silvia. È bello che nuove persone, come in questo caso Sabrina e Silvia, partecipino alla famiglia. Ci dà forza. Il fatto più importante è rinforzare l’alimentazione dei piccoli – abbiamo trovato Gigal magro e in sofferenza rispetto alle ossa – e provvedere con un gesso e delle scarpe studiate apposta in ospedale alle gambine di Di Tria, che cammina molto storto.

2013

Per la prima volta in viaggio viene anche Beppe. E Desiré, che da anni sente parlare di lui, gli prepara una casa riverniciata nelle stanze, e anche le zanzare sembra che sentano il suo arrivo: sono davvero pochissime. In casa è arrivato Di Tria, un bimbo di due anni che suor Clelia non sa a chi altrimenti affidare: la famiglia lo riporta tutte le volte in ospedale, e non gli dà da mangiare.
Di Tria sembra sano, ha solo bisogno di attenzioni – cosa che Desiré e soprattutto Mirphie, con gli altri bimbi della casa, sanno perfettamente dare – e cibo. Amos e Gigal vengono portati in ospedale. Ad Amos Clelia diagnostica una cardiopatia con complicazioni renali, e lo si mette in terapia, e a riposo; Gigal viene fatto circoncidere bene, aveva solo quello come problemino.
La casa è abbastanza ben tenuta, così come i letti. Si accompagna Dieumerci alla scuola di infermiere e gli si paga la retta. Così come Jules, bocciato, che portiamo al primo giorno e a cui facciamo mille raccomandazioni perché dimostri di meritarsi fiducia. Lo sforzo maggiore va nel cercare di far amalgamare bene le esigenze di tutti, noi Desiré e Ife. Con un incontri e molto dialogo. Ife paga la sanità pubblica, con tesserino gratuito per tutta la famiglia. E le tasse scolastiche. Noi l’alimentazione e l’affitto.
Il pane viene dato di seconda scelta da una delle mense migliori della città, e in questo modo Desiré risparmia per i trasporti dei ragazzi più grandi. Tolamuka decide di dare 200 dollari al mese di stipendio a lui e Mirphie, la quale deve essere operata alle parti genitali presto e che ci occupiamo di affidare a un buon dottore.

2012

A inizio anno Desiré trova una nuova casa che ci fa veder in foto. Accettiamo, ma non ci convince fino in fondo. Un altro trasloco, questa volta con noi lontani, altre spese di ristrutturazione, elettricità, fogne. Tutto insomma, da capo. E quando andiamo a ottobre, troviamo i lavori fatti male e facciamo di nuovo i tubi degli scarichi, i bagni, gli infissi, i letti. Sembra tutte le volte di partire da capo.
Visitiamo le nuove scuole. Ma, fortunatamente, i bimbi stanno bene, e la famiglia tiene. Dicono che siamo gli unici bianchi ad aver resistito così tanto. Hanno ragione, non è facile. Gigal però sta bene, cresce che è una meraviglia.
L’anno prima 4 dei bimbi sono entrati in un percorso di adozione con due francesi, Alain e Fabrice, che abitano a Kinshasa e che abbiamo conosciuto. Ora il percorso va avanti, e Rebecca, Michel, Silva e Chico stanno crescendo benissimo.

2011

L’anno inizia con l’entrata di Ife a supporto del progetto. I responsabili di Ife, a differenza di Tolamuka che invia il mensile a Desiré, gestiscono le spese direttamente, avendo persone a Kinshasa. Inoltre, l’aumento del costo del cibo porta le spese mensili praticamente a raddoppiare, e la manutenzione della casa e la crescita dei bimbi, molti adolescenti, porta a nuove, complesse necessità. Ife aiuta economicamente con la sua parte e, a fronte dell’uscita di alcuni bimbi grandi, ne entrano di nuovi e intorno ai dieci anni, che Desiré accetta in casa sotto pressanti richieste di conoscenti e passanti.
Nel luglio 2011 Kinzonzi, uscito dalla famiglia per l’età ormai adulta e per la possibilità di autosostentarsi con una patente di guidatore, muore in seguito alle complicazioni dell’anemia cronica – che mentre era in casa veniva mensilmente tenuta sotto controllo e che, purtroppo, non viene seguita con altrettanta assiduità dopo. Un bimbo viene operato di ernia, Nadège al naso, grazie alle cure di Ife che trova un nuovo ospedale più vicino a casa in grado di fare interventi delicati.
Escono Joel, che guadagnava qualcosa come falegname da Antoine ma la cui condotta, vicina a sostanze stupefacenti, lo rendeva pericoloso in casa; Sophie, per decisione di Desiré che ritiene improprie liaison fra i bimbi e che ha scoperto una relazione fra lei e Josué. Nadège, che con la piccola Rosella si è voluta congiungere col padre della bambina. E infine Dieudonné, ormai grande e poco incline sia a studiare che ad applicarsi in una professione con impegno e costanza. Sicuramente la crescita adulta dei bimbi ha portato nuovi temi, che in un ambiente come quello vanno seguiti con sensibilità e affetto ma anche con una certa consapevolezza del fatto che a 16 anni sono maggiorenni e procreano e devono farsi un loro percorso.
In compenso, Desiré ha fatto entrare in casa nuovi bimbi. Sono: Mervedie, Jonathan, Joyce, Liza, Giselle, Jeanette, Michel, Obed. Per un totale di 31. Nono si è ammalato dai primi dell’anno di Tisi. Abbiamo inviato denaro per le sue cure e ha dovuto fare il possible per seguire un’alimentazione specifica. Non ha mai perso gli studi, ma è molto dimagrito. Per alcuni periodi è andato a vivere con suoi compagni di studio. Ha superato gli esami ed ora è quasi guarito.
Ad agosto si ricostruisce lo stabile dei bimbi grandi, il cui tetto è caduto. Gigal ha bisogno di tempestive cure per una salute comunque cagionevole, in particolare a livello renale. Si cambia casa: il precedente proprietario sfratta tutti e corriamo a settembre a cercarne una nuova. In una settimana la troviamo, parliamo col proprietario, facciamo il contratto, paghiamo 3 mensilità anticipate e lasciamo predisposti tutti i lavori di ristrutturazione necessaria. Questo dà un certo colpo alle finanze di Tolamuka, ma è necessario. Si trovano anche nuove scuole e un nuovo centro medico.
Qualche mese dopo anche da questa casa vengono fatti uscire. Troppi bambini. E il proprietario cambia idea.

2010

Un viaggio ad agosto, con Giampi Alessia e Andrea, che si concentra nel riparare i letti che hanno bisogno di qualche martellata, nel fare il punto sulla comunità dei bimbi e nel decidere chi studia e chi lavora. Alcuni escono dalla casa: Jacqueline, Joel, Christian.
Per Joel, che esce dalla scuola e inizia a fare apprendistato in una carrozzeria, si tratterà di un percorso che lo condurrà poi, nel giro di due anni, a fare l’autista. Il momento però non è facile, sia perché c’è un po’ di stagniazione nell’evoluzione della famiglia, sia perché arrivano in casa Gigal e Gideon: dall’ospedale di Kingasani Suor Clelia ci chiede se possiamo prendere in carico questi due fratelli, di 3 e 1 anno e mezzo, e non ce la sentiamo di rifiutare.
Sono denutriti. Gideon in particolare soffre molto. Li imbocchiamo per giorni. Tutta la famiglia si protende verso di loro. Quando ce ne andiamo, siamo preoccupati. Dopo qualche giorno ci telefonano e Gideon non ce l’ha fatta. Gigal, invece, sì. Anche grazie alle cure di Alessia e Giampi.
Ora è un bambino di 6 anni che mangia e sorride, è andato all’asilo per due anni e ora è alla prima elementare.

2009

Tre viaggi, anche grazie all’arrivo di Alessia e Giampietro, detto Giampi, il quale rifà i letti a castello, sistema gli infissi, supervisiona il rifacimento dell’impianto elettrico e delle fogne. Le quattro ragazze più grandi escono dalla casa per condurre una vita adulta autonoma.
In casa entra Nono, un ragazzo conosciuto fin dal primo viaggio e che viene economicamente aiutato a frequentare l’università (facoltà di Legge). Rosella incontra al reparto denutriti di Kingasani Rebecca, che sua mamma qualche mese dopo affida alle cure di Tolamuka e che ad ottobre è già una bambina quasi normale, che sorride e non ha segni visibili di sviluppo ritardato.
Si avviano attività professionali per i più grandi: Coup couture (sartoria), condotta da Nadège – che cuce le uniformi per la scuola e fa i primi lavoretti per clienti. Estetista per Meta, aiutata da Maman Mirfi. Decoration per Kinzonzi, che va a fare apprendistato e che disegna il tableau davanti alla casa.
Nel Natale 2009 Giampi ed Alessia vanno a passare il Natale nella casa dei bimbi: si allunga qualche letto a castello si pulisce per la seconda volta la fossa, si costruisce un’altalena, si rimettono le zanzariere e si copre la terra dei corridoi laterali fuori dalla casa con pietrisco.
Ma soprattutto si festeggia abbracciandosi e ballando.

2008

Con un terzo viaggio in pochi mesi e dopo centinaia di telefonate, nel febbraio 2008 viene trovata una casa in affitto nel quartiere Iolo sud, vicino al mercato del carbone.
Desiré lascia indietro gli altri adulti – necessariamente – e dei 47 bimbi solo 35 riescono a migrare nella casa. Gli altri sono costretti, volenti o nolenti, a restare dov’erano, da zii, zie, parenti alla lontana, insomma nei clan di appartenenza. Senza istruzione né cure ospedaliere, e mangiando poco e male.
Come tutta l’infanzia congolese e soprattutto quella di Kinshasa. Inizia per la nuova famiglia una nuova vita. Non semplice, per tanti versi. Una casa cambia completamente le abitudini. Molti bimbi vogliono ancora dormire all’aperto, e la cucina è ancora un pentolone (ma lo sarà sempre) messo sul fuoco in cortile.
Però la scuola è iniziata e i bimbi vengono mandati, grembiuli nuovi e tasse pagate. Si comincia a inviare un mensile per l’alimentazione, l’affitto, la scuola. Di 1.100 dollari al mese. Per rendere la casa più funzionale ai bimbi si fa un secondo viaggio durante il quale si mette mano alla fossa settica e si costruiscono bagni e docce all’esterno, nella parcelle, dietro il corpo principale della casa.
A Rosella ed Angelo si unisce Anna.

2007

All’inizio un video, con alcuni bimbi denutriti e spersi vicino all’aeroporto. Poi Rosella va a Kinshasa a vederli e rendersi conto. Con Claudia, una giovane infermiera di Torino, e grazie a Ired, un’associazione congolese composta da persone che hanno passato anni in Italia e che ora fanno da ponte fra i due paesi.
Basta quella volta e nasce Tolamuka. Sull’indignazione per l’ingiustizia, su un misto di senso del limite per poter fare così poco e senso del dovere e del potere, con quel poco, fare molto. Sul sentire che ogni bimbo ha il diritto di essere aiutato. Ha il diritto di mangiare, di essere curato, di saper leggere e scrivere. Il diritto di sorridere. Il diritto di vivere.
Rosella torna ad ottobre con Angelo, prestano le prime cure ospedaliere grazie all’ospedale di Kingasani, diretto da suore italiane – le poverelle di Bergano e la leggendaria Clelia – e cercano di districarsi fra le difficoltà più piccole (la legna per il fuoco) e quelle più grandi (il futuro). Fra tutti gli adulti che ronzano attorno ai bimbi – tanti, troppi, soprattutto al momento della cena – il più adatto a traghettarli da qualche parte sembra Desiré, un pastore del corpo di polizia, insieme a sua moglie Mirphie.
Si fa una promessa, e si promette che la si manterrà. Tanti, troppi bianchi sono passati e hanno fatto l’elemosina.
Meglio che niente. Ma non dura.